Saggistica

 

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MANIFESTO PER L’ARTE DEL III MILLENNIO (2013)

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Venere Botticelli

MANIFESTO PER L’ARTE DEL III MILLENNIO 

[C. Lanzi, M. Manuguerra, Manifesto per l’Arte del Terzo Millennio, documento congiunto Centro Lunigianese di Studi Danteschi – Associazione culturale ‘Simmetria, La Spezia – Roma, 2013, cfr. “Lunigiana Dantesca”, XI/90 (2013)]

Ripartire dai Preraffaeliti per tornare a porre al centro dell’Arte la valenza irrinunciabile della Bellezza, intesa non soltanto come canone estetico, ma come elemento neoplatonico identificativo di ciò che è capace di produrre Stupore, Meraviglia e Commozione.

CHARTA MAGNA® – MANIFESTO DELLA PACE UNIVERSALE DANTESCA (PAX DANTIS®) – 2008

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Dante Botticelli

CHARTA MAGNA

[M. Manuguerra e altri, Charta Magna – Manifesto della Pace Universale Dantesca, Centro Lunigianese di Studi Danteschi, 2008]

L’attualizzazione della Pax Dantis, dunque l’universalità anche politica di Dante. Il documento che è alla base della affiliazione alla “Dantesca Compagnia del Veltro”.

NOVA LECTURA DANTIS

(disponibile presso il Book Shop del Museo ‘Casa di Dante in Lunigiana)

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[M. Manuguerra, Luna Editore, La Spezia 1996, pp. 80, Tavole di Dolorés Puthod; cfr. Scheda Bibliografica su “L’Alighieri”, n. 10, 1997]

L’opera che sta alla base dell’intera epopea del CLSD e a fondamento della rivoluzione della Via Dantis, con le soluzioni alla datazione del Viaggio (4 aprile del 1300) e della Profezia del Veltro (la stessa Divina Commedia).

VIA DANTIS®

(in vendita su www.Ilmiolibro.it)

dantis

Una nuova interpretazione generale del poema dantesco in chiave neoplatonica sviluppata nella forma di una autentica “Odissea ai confini della Divina Commedia. Un viaggio attraverso i grandi segreti del poema, come la profezia del Veltro o l’enigma dell’ultimo viaggio di Ulisse, risolto dalla ‘selva oscura’ alla ‘visio Dei‘ in nove Stazioni per otto Canti fondamentali.

Un’opera che è al tempo stesso mezzo di divulgazione, strumento di ricerca, saggio e sceneggiatura teatrale.

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=693017

ANTEPRIMA (Stazione I – Inferno I -“La selva oscura e la diritta via”):

<<Una domanda subito si impone: cos’è la «diritta via»? Prendendo a prestito un termine dalla fisica dello spazio-tempo, potremmo affermare che si tratta della geodetica della Felicità, cioè il percorso più breve per la suprema elevazione dell’essere.
L’idea dantesca si presta ad una notevole attualizzazione. Vale, infatti, l’immagine d’una grande strada che corra all’interno di una foresta sterminata. La immaginiamo, questa grande strada, ad una sola carreggiata e a senso unico, dato che la meta è la sola Felicità. Così basta un semplice colpo di sonno per finire immersi nella fatidica «selva oscura». Dante, qui, è sorprendentemente preciso: «Io non so ben ridir come v’entrai tant’era pien di sonno in su quel punto che la verace via abbandonai»…
Interessa sapere che sono due i modi di vita possibili su questa strada maestra. Due modi che ci permettono di comprendere nel profondo la differenza tra Etica e Morale.
Il primo modo è quello di starsene comodamente sistemati in un’area di sosta attrezzata e di non muoversi mai da lì. Siamo senz’altro sul terreno della Morale, poiché la “diritta via” è indicazione manifesta di una base positiva del vivere; dunque non si ruba, non si uccide, non si arreca disturbo a nessuno. Per Dante, però, tutto questo non è per nulla sufficiente: non fanno bella mostra di sé, nel Canto III dell’Inferno, coloro che «visser sanza infamia e sanza lodo» (vv. 36). Virgilio, anzi, si premura addirittura di precisare al suo discepolo: «non ragionar di lor, ma guarda e passa» (v. 51). Si tratta giusto dell’enorme schiera di coloro che vissero senza prendere decisioni, senza assumersi responsabilità alcuna, senza dare un contributo tangibile al benessere comune: sono le anime dei tanti furbetti – o degli inetti – della vita comoda, della vita facile. 
Il secondo modo è quello di porsi un traguardo,sulla stessa “diritta via”, e fare ogni giorno un poco di strada nel tentativo di raggiungerlo. È questa l’Etica di Dante, ovvero quella marcia in più che manca alla stragrande maggioranza di un’umanità drammaticamente legata alla comodità oziosa delle tante piazzole di sosta.
Si noti: non è affatto richiesto che il traguardo da porsi sia il termine ultimo della grande strada. Di più: Dante ci fa intendere che non è neppure obbligatorio raggiungere l’obiettivo fissato: ciò che davvero importa è il tendere continuamente ad esso.
Soltanto in questo senso la “diritta via” si fa icona di un autentico buon vivere>>.

LUNIGIANA DANTESCA

(disponibile presso il Book Shop del Museo ‘Casa di Dante in Lunigiana)

lunigiana

[M. Manuguerra, Lunigiana Dantesca, Edizioni del CLSD, La Spezia 2006]

L’enorme patrimonio delle Referenze Dantesche Lunigianesi viene riordinato in un Indice profondamente rinnovato ed integrato: ogni valenza è posta in relazione alle altre e il risultato derivato è un sistema di pensiero organico che vale ad elevare la materia a nuova branca disciplinare. Così è nata la “Dantistica Lunigianese”. 

DA DANTE E KANT E OLTRE

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cittaideale

DA DANTE A KANT E OLTRE

[M. Manuguerra, Da Dante a Kant e oltre: per una filosofia risolutiva di Pace Universale, uscito su «Atrium– Studi Metafisici e Umanistici », XV/2 (2013), pp. 86-110]

La Maledizione del Corporativismo, cioè di ogni settarismo e ideologismo, in quanto causa di tutti i mali della Storia. La rivoluzionaria Teoria di Pace Universale che muove per prima cosa non dai singoli attori della Storia, ma dai sistemi di pensiero di cui essi si sono fatti vessillo. La Pace Mondiale potrà essere raggiunta soltanto dichiarando fuori-legge ogni sistema di pensiero non conforme al principio aureo di Fratellanza Generale. Tutto il testo è chiacchiera.

ANTEPRIMA:

<<[…] Ma anche il concetto di Fratellanza deve essere inquadrato in senso propriamente filosofico. Innanzitutto – per restare sulla preziosa falsariga della Teoria della Relatività – ne vanno decisamente distinte due tipologie: una Fratellanza di tipo Ristretto (di cui sono esempi massimi quella giudaica di Elezione, quella islamica di Sottomissione, e quella di Appartenenza, tipica dei sistemi Nobiliare, Capitalista, Comunista e Nazista) ed una Fratellanza di tipo Generale. Mentre le fratellanze di tipo ristretto (i “Seminatori di scismi e di discordie” di Dante) conducono immediatamente al Corporativismo e perciò all’attuale organizzazione del mondo all’insegna del conflitto, la dimensione generale del termine rappresenta uno strumento basilare di unificazione e perciò la naturale soluzione del problema della civile convivenza tra gli uomini. Ne costituiscono esempi massimi il Cristianesimo e il Buddismo>>.

L’EPISTOLA DI FRATE ILARO

(in vendita su www.Ilmiolibro.it)

frate

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/87290/lepistola-di-frate-ilaro/

Il primo titolo della Collana de “I Quaderni del CLSD” è in dedica al tema della Epistola di frate Ilaro del Monastero del Corvo a Uguccione della Faggiuola. Il saggio ricostruisce l’intera storiografia e fornisce nuovi contributi all’autenticità del documento. Pag. 64.

ANTEPRIMA (dalla Presentazione dell’autore):

<<A far data dai primi decenni successivi al 1765, anno dell’eccezionale scoperta degli Atti della Pace di Castelnuovo Magra, uno sconcertante sentimento di avversione verso le referenze dantesche lunigianesi è andato via via sempre più affermandosi a tutti i livelli della critica. Il fenomeno – rilevato e denunciato per la prima volta nel 2002 dal Centro Lunigianese di Studi Danteschi (CLSD) – è stato indicato con il sintagma di Sindrome di Castelnuovo. Ma per l’Epistola di frate Ilaro del Corvo ad Uguccione della Faggiuola non si trovano termini di paragone: mai si era assistito ad una discussione fomentata da un clima di durezza tanto estrema da vedervi coinvolto addirittura l’illustre copista, nientemeno che Ser Giovanni Boccaccio, fatto oggetto di accuse che hanno sconfinano spesso nell’insulto volgare.
Il presente contributo, frutto dei lavori svolti dal CLSD a partire dal 2001, non intende soltanto offrire al lettore una completa ricostruzione della vexata quaestio, aggiornando e suddividendo per la prima volta in periodi storico-letterari una scheda ancora sostanzialmente ferma al fondamentale contributo del Biagi (1910), ma intende pure contribuire con nuovi argomenti volti a restituire in via definitiva al documento tutta la dignità che gli compete, tenendo ben conto del fatto che se non esiste dimostrazione incontrovertibile della sua autenticità, è altrettanto vero che non è stata fornita alcuna prova seria a favore dell’ipotesi contraria.
Sarà perché qui al Monastero, oggi di Santa Croce, il CLSD, proprio come Dante, ha trovato cortese ospitalità; sarà per quel «Pace, pace…» che vi è rimasto sospeso nell’aria e molto ha ispirato il percorso dell’attuale, rivoluzionaria interpretazione del Canto VIII del Purgatorio; sarà per la diffusa faziosità con cui la materia è stata spesso trattata; sarà perché sappiamo che il Sommo Poeta giunse in Lunigiana sotto una buona stella; sarà… ma a noi piace davvero tanto questa “favola bella”>>.

LA FISICA DI DANTE E L’ENIGMA ASTRONOMICO  DELLA DATAZIONE DEL VIAGGIO NELLA DIVINA COMMEDIA

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Dante Perini: Visio Dei (2008), Mulazzo, Museo ‘Casa di Dante in Lunigiana’

La Fisica di Dante

[M. Manuguerra, La fisica di Dante e l’enigma astronomico della datazione del Viaggio nella Divina Commedia, in Atti del XVII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia, C.N.R. – Commissione di Studio per la Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, Centro Volta – Villa Olmo, 23-24 maggio 1997, Università degli Studi di Milano, 1998, pp. 331-40]

Lo straordinario intuito di Dante ne fa, senza mezzi termini, il primo grande scienziato della Storia moderna. Infatti, è da Dante che arriva il primo scacco ad Aristotele, non da Galileo. Una rivoluzione necessaria nel modo di scrivere la Storia della Scienza. E il viaggio della Divina Commedia inizia precisamente il 4 di aprile del1300.

[Cfr. M. Manuguerra, Una soluzione teologico-astronomica coerente per l’enigma della datazione del Viaggio nella Commedia, su «L’Alighieri», 21 (2003), pp. 109-114. cfr. scheda bibliografica L. Tarallo, «Rivista di Studi Danteschi», V/2 (2005), II, pp. 125-126.]

DANTE RAFFAELLO E LA MODERNITA’

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Scuola di Atene

DANTE, RAFFAELLO E LA MODERNITA’

[M. Manuguerra, Dante, Raffaello e la modernità, su «Atrium – Studi Metafisici e Umanistici», XIV/3 (2012), pp. 57-92]

La nascita effettiva della Modernità con la Divina Commedia è dimostrata dalla identità del Neoplatonismo dantesco con quello maturo rinascimentale del Raffaello della Stanza delle Segnature (cfr. G. Reale, Raffaello: la Scuola di Atene, 1997 e Raffaello: la Disputa, 1998). Il tutto passa attarverso il tema del Buon Governo degli affreschi di Ambrogio Lorenzetti in Siena (Effetti del Buon e Cattivo Governo in Città e in Campagna) e il tema urbinate della Città Ideale della scuola di Piero della Francesca. Nella Disputa di Raffaello si riconosce sullo sfondo il cantiere della Città Ideale e la figura angelicata in primo piano è riconoscibile come l’Uomo Nuovo, presente anche nella Scuola di Atene. Nel Parnaso si riconosce una “Lacrima di Tersicore” a fondamento della concezione neoplatonica rinascimentale della “vera Arte” quale occasione non solo di Stupore, ma pure di Commozione.

LA SAPIENZA ERMETICA DEI MALASPINA

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LA SAPIENZA DEI MALASPINA 2

[M. Manuguerra, La Sapienza dei Malaspina, su “Il Porticciolo”, VII/1 (2014), pp. 63-70; La Sapienza dei Malaspina, su “Quaderni Obertenghi”, 4 (2014), pp. 50-59; La Sapienza ermetica dei Malaspina, su “Atrium”, XVI/4 (2014), pp. 76-88; La Sapienza ermetica dei Malaspina: ulteriori considerazioni, su «Studi Lunigianesi», voll. XLIV-XLV, 2016, pp. 57-69]

Nessuno si era mai chiesto quale significato si celasse dietro i due stemmi malaspiniani, quello dello Spino Secco e l’altro dello Spino Fiorito. Il CLSD ha scoperto che si tratta di una raffigurazione dell’equilibrio sapienziale degli opposti mutuata direttamente dalla poesia dei fondatori del movimento trobadorico, Guglielmo IX di Aquitania e Jaufre Rudel. Sono le radici della Pax Dantis , la cui massima anticipazione è rappresentata in particolare dalla canzone La Treva (“La Tregua”) di Guilhem de la Tor. Selvaggia e Beatrice, le figlie dell’Antico, si contendono la palma di reginetta di virtù: quale sarebbe stata la “Donna”, cioè la Corte nascente, più virtuosa: la Marca dello “Spino Secco”, ghibellina, o l’altra, guelfa, dello “Spino Fiorito”? Venti fanciulle, nell’idealizzazione della canzone, provenienti da altrettante corti dell’Italia del Nord, accorrono a Oramala per porre fine alla tenzone: è il chiaro segno che i trobadour intervengono direttamente nella vexata quaestio tutta europea dell’acceso confronto tra guelfi e ghibellini cercando di portare ai Signori la giusta dose di Sapienza. Selvaggia e Beatrice, che erano sorelle, erano i soggetti migliori per idealizzare una pace che si voleva “naturale”. E’ così che la tregua sancita tra le due giovani Donne dall’arte del cantore trobadorico, novello Virgilio, si faceva profezia inconsapevole di una rinnovata Lieta Novella: la Pax Dantis. E in Pur VIII Dante non farà altro che sostituire le figure delle due fanciulle con i due splendidi «astor celestiali», tanto luminosi in volto da prefigurare i «due Soli» fatali del successivo Pur XVI. Sempre loro, naturalmente: il Papa e l’Imperatore.

I LUOGHI DANTESCHI DI LUNIGIANA

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LUOGHI DANTESCHI LUNIGIANESI

[M. Manuguerra, “Orma di Dante non si cancella“, su *Le Sette Meraviglie della Lunigiana, a cura di Andrea Baldini, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2016, pp. 229-260]

Una delle Sette Meraviglie della Lunigiana sono i Luoghi Danteschi. Si dirà: ma che cosa possono mai avere di tanto speciale i luoghi danteschi lunigianesi rispetto agli altri? Semplice: le citazioni che Dante fa della Lunigiana sono sempre ricordi positivi, colmi di malinconia. Qui è nato il progetto definitivo della Divina Commedia: qui è nata la Filosofia della Pax Dantis. Non è campanilismo: è l’Elogio assoluto che Dante fa dei Malaspina ad attestarcelo.

DANTE E A PARIGI

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SUL VIAGGIO DI DANTE A PARIGI

[M. Manuguerra, Sul viaggio di Dante a Parigi, su «Atrium – Studi Metafisici e Umanistici», XIX/3 (2017), pp. 134-158]

Ricostruendo i tratti fondamentali del passo di Pur III “Da Lerice a Turbia” si è scoperto che la geografia ligure di Dante è tutta strutturata sulla Tabula Peutingeriana, un carta militare romano-imperiale di oltre un millennio prima. Analizzando tutti i riferimenti presenti nell’opera omnia e facendo tesoro di tutto quanto riportato dagli antichi commentatori e dai cronisti dell’epoca, il viaggio a Parigi di Dante, partito dalla Lunigiana a seguito dei Cardinali mossi alla volta del conclave francese del 1314, si manifesta come un elemento praticamente certo della Vita di Dante.

DANTE E GIOTTO

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DANTE E GIOTTO ATRIUM

[M. Manuguerra, Dante e Giotto: tracce e suggestioni intorno ai ‘Fedeli d’Amore’, su «Atrium», XIX (2017), n. 3, pp. 134-158]

Il sodalizio tra Dante e Giotto viene analizzato nel profondo sulla base delle testimonianze storiche e di certe evidenze dantesche presenti – ante Divina Commedia – nella straordinarietà della Cappella degli Scrovegni. Ne deriva la probabile esistenza della consorteria dei Fedeli d’Amore, di cui Dante Giotto dovettero assumere il ruolo di massimi Maestri. Con loro tutte le arti sono mosse al servizio del Buon Governo del mondo. Nel corso del soggiorno padovano Dante dovette avere modo di incontrare anche Pietro d’Abano, un grande grecista da cui poté apprendere quella diretta conoscenza dei poemi omerici da sempre negata dalla critica ma ben manifesta nella costruzione della Divina Commedia.

 

A TAVOLA CON DANTE nella Lunigiana dei Malaspina

La ricerca del menu ideale offerto dai Malaspina all’ospite illustre tenendo conto sia dei gusti di Lui che della migliore Tradizione enogastronomica lunigianese cancella tutte quelle sciocche divulgazioni che hanno messo nella tavola di Dante ogni occasione di generi commestibili presenti nell’opera omnia: ciò che conta sono solo le preferenze del Poeta ed è spesso lui stesso a fornirci precise indicazioni al riguardo. Ne esce un Dante assai misurato, sia nel mangiare che nel bere,  piacevolmente orientato ad una cucina semplice e vegetariana. Un lavoro che traccia una strada dalla quale non si torna indietro e che offre pure una scoperta di rilievo: l’unica indicazione che Dante ci fa di un vino (Pur XXV77-78), se rapportata alle citazioni che ne fanno, prima e dopo di lui, Salimbene da Parma, Boccaccio ed il Petrarca, porta decisamente a riconoscere nella Vernaccia il prezioso Schiacchetrà delle Cinque Terre.  

ISBN 9788831950046

DANTE E LA PACE UNIVERSALE 

Il Canto VIII del Purgatorio e altre questioni dantesche

La summa di vent’anni di studio nelle pieghe profonde del “Canto lunigianese per eccellenza” con excursus attraverso i grandi enigmi del Poema dell’Uomo, dalla datazione del Viaggio fino alla cruciale Profezia del Veltro, per finire all’Elogio assoluto dei Malaspina, strutturato sull’incipit del Poema.

[Dante e la Pace Universale: Il Canto VIII del Purgatorio e altre questioni dantesche, Aracne Editrice, Roma 2020]

http://www.aracneeditrice.it/index.php/pubblicazione.html?item=9788825535013

SULL’ORIGINE DEL COGNOME MALASPINA

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SULL’ORIGINE DEL COGNOME MALASPINA

[M. Manuguerra, Sull’origine del cognome Malaspina, su «Studi Lunigianesi», L-LI (2020-21), pp. 31-44]

Il cognome Malaspina non deriva affatto da memorie di antiche usurpazioni, come da sempre tramandato, ma ha origine devozionale, precisamente legato alla Corona Santa.